Nell'ampia vallata in cui troneggia la Villa Romana del Casale, a quattro chilometri da Piazza Armerina, una villa settecentesca ospita il museo realizzato da Enzo Cammarata. Stanze ricche di importanti testimonianze dell'età d'oro della Sicilia e di rilevanti reperti archeologici affascino i numerosi visitatori che ogni giorno ne invadono le magnifiche sale.
Accedendo alle sale della Villa delle Meraviglie ci si sente come se una “macchina del tempo” ti facesse ripiombare nel passato, all’interno della dimora di un uomo il cui unico intento è quello di circondarsi di cose belle, ognuna delle quali gli possa raccontare una storia: sculture, mobili, dipinti, libri, stampe antiche, suppellettili.
La storia della Sicilia e delle sue dominazioni è lì in tutti quegli oggetti.
La prima stanza è denominata “Stanza di Cerere“, Demetra “Dea del buon raccolto” per i greci. L’originale si trova al British Museum di Londra.
In epoca romana, il culto di Cerere, era molto praticato, particolarmente in Sicilia, dato che l’isola era identificata come il granaio di Roma. Il culto di Cerere era strettamente legato a quello della figlia Persefone, o Prosèrpina, rapita sulle rive del lago di Pergusa, da Plutone, re degli Inferi.
Nella Villa, la ricostruzione dell’arredo, testimonia il permanere del gusto settecentesco nelle classi elevate dell’ottocento.
I dipinti alle pareti dell’alcova, sono costituiti da ritratti di personaggi della famiglia.
Procedendo in avanti, entriamo nella stanza “delle cose rare“, il luogo simbolo dei multiformi interessi culturali del casato e della vocazione collezionistica del padrone di casa.
Sulla parete in alto si possono osservare una placca in rame sbalzato dell’800 che raffigura il ratto delle Sabine e delle carte geografiche francesi; più sotto la copertina di un libro, in peltro lavorato a sbalzo, che raffigura una scena galante; di fronte, le stampe settecentesche, tratte dal “Voyage pittoresque de Naples e de Sicile” (capolavoro dell’abate di Saint-Non) o dal “Voyage” di Jean Houel che riproducono paesaggi della Sicilia e delle sue isole, così come le videro, nel ‘700, i grandi viaggiatori provenienti dagli stati d’Europa.
Mentre ci incamminiamo, entriamo nella “stanza dell’orologio“ che conserva due figure femminili in bronzo brunito (cioè l’alternanza tra il giorno e la notte); due tondi in intarsio ligneo posti sopra la cappa del camino; un cratere arcaizzante in terracotta àcroma; più in fondo un piattino in maiolica, che reca la firma di Giustiniani; nell’angolo, su una colonna di marmo verde, si trova un busto di Apollo dell’800.
Entriamo ora nella quarta stanza, detta “tribuna di Ercole“ in onore del gruppo marmoreo cinquecentesco raffigurante Ercole nelle sembianze di un bambino con un’oca.
Il plinto di legno su cui poggia è sagomato a otto larghe scanalature, arricchite da bellissimi intarsi, un tipo di decorazione che si realizza accostando minuti pezzi di legno di vari colori.
Appoggiato su un leggio abbiamo un volume originale del “Voyage Pittoresque”, reportage pittorico e descrittivo del Regno di Napoli e Sicilia del 1786. Si tratta di un ricco volume contenente descrizioni dettagliate dei paesaggi di Piazza, Agira, Leonforte, Enna e Pietraperzia e corredate da stampe d’epoca.
Accediamo adesso alla “piccola sala“, dove possiamo osservare alcuni piatti ottocenteschi decorati.
Nelle vetrine c’è un’ampia gamma di testimonianze provenienti da diversi centri.
Troviamo opere di Giacomo Bongiovanni e una Madonna col Bambino di Luca della Robbia; poi possiamo notare una statua raffigurante Kore e ai suoi due lati: il ritratto di Santi Puccio (un antico Sindaco della Città di Mineo) e del maestro Domenico di Betti (del 1400).
Da un’apertura sulla destra accediamo alla “stanza di San Vincenzo Ferreri“ caratterizzata da una grande pala lignea che rappresenta l’effigie del Santo.
Attraverso una bella scala in marmo si giunge alla “sala degli specchi“, ove fa bella mostra di sé una deliziosa ètagere ottocentesca; in un angolo campeggia il busto marmoreo, probabilmente di un imperatore romano.
Andando avanti accediamo alla “stanza di Archimede“, un ambiente perfettamente arredato per costituire una camera da letto arredata con due consolle, adibite a comodini e dotata di una curiosa feritoia nel muro attraverso la quale il padrone di casa poteva controllare l’ingresso della Villa e mettere in fuga eventuali malintenzionati.
Si conclude così la visita del Museo di Villa delle Meraviglie. L’impressione che abbiamo riportato redigendo il nostro réportage è particolarmente favorevole: la Villa è molto bella. Un consiglio per tutti: «Trovate una mezza giornata di tempo per visitare questo nuovo capolavoro che qualifica la nostra Città, perché le opere in mostra sono affascinanti e piene di valore ».
Krystian Bua